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4 NOVEMBRE: Giornata del milite ignoto


Il 4 novembre di ogni anno si celebra, dal 1921 in Italia, in ricordo dei caduti in guerra, la Giornata dell’Unitá Nazionale delle Forze Armate. Si è scelta questa data perché, nella medesima, la salma del milite ignoto fu trasportata da Aquileia a Roma in treno. Tale evento ha avuto inizio dalla scelta di una donna, che avendo perso il figlio nel conflitto armato, si ritrovò a dover scegliere tra undici bare quella che avrebbe potuto rappresentare il milite ignoto. All’inizio voleva scegliere l’ottava o la nona perché una le ricordava la data di nascita del figlio e l’altra quella della sua morte; alla fine scelse la seconda poiché voleva far ricordare non solo suo figlio, ma il coraggio di tutti coloro che avevano combattuto per la patria mostrando loro rispetto. Il nostro paese ha deciso di commemorare i caduti riunendo tutte le scuole di Ferrandina in una villa dedicata proprio a questi, dove ogni classe ha espresso le proprie considerazioni. Questa è la nostra:

<<Noi abbiamo voluto analizzare e prendere spunto dalle parole di Norberto Bobbio all'interno di "Elementi di Politica". All'interno del quinto capitolo, intitolato “L’idea della pace e il pacifismo", infatti, vengono definiti i concetti di pace e di guerra.

Per dare un senso a questi termini è stata necessaria la filosofia, soprattutto quella moderna, che a partire dall'illuminismo fino ai giorni nostri, ha espresso riflessioni sulla guerra, in quanto legata all'attualità. Grazie a ciò, si è capito che guerra e pace rappresentano due termini strettamente collegati, ma mentre il primo ha un significato autonomo, il secondo non può essere definito senza l’altro; come se tutto ciò che vi è di negativo nel mondo fosse scontato, a differenza invece di ciò che è positivo e che dev’essere dedotto dal suo opposto. Infatti il concetto di pace lo si può comprendere fino in fondo solo quando lo stesso viene meno, persistendo la guerra. Generalmente il conflitto si instaura nel momento in cui gli interessi di più stati, fazioni politiche o individui appartenenti alla stessa nazione non possono essere risolti, se non andando a discapito del prossimo. Infatti lo stesso pensiero è espresso all'interno del “Leviatano” di Hobbes in relazione allo stato di natura e alla lotta per la sopravvivenza. Mentre la guerra viene descritta con specifiche e proprie connotazioni, la pace viene sottovalutata e espressa soltanto in relazione alla non-guerra, ma in realtà è un'opera della giustizia e spesso rimane solo un ideale.

La pace viene quindi classificata in diverse tipologie: la pace interna, che è quella della nostra coscienza, determinata dal rispetto della nostra morale; la pace esterna che è quella data dal rispetto di regole comuni e del diritto internazionale. Quest'ultima però può assumere anche significato proprio e positivo quando consiste in un accordo diplomatico, il cui scopo è mettere fine alla guerra stessa. Paradossale sarà il pensiero di Rousseau, il quale dirà che la guerra si manifesta quando la società ci inculca l'amor di sè, che ci porta a puntare al successo materiale; al contrario la pace è presente nello stato di natura. Opposto al suo pensiero, è possibile individuare quello di Hobbes, che attribuisce allo stato di natura le caratteristiche che ritroviamo all'interno della società. Mentre la concezione di Hobbes si basa sulla credenza che pace e guerra siano assoluti, bisogna capire che il discorso è più complesso: non sempre la pace può essere definita giusta e la guerra ingiusta. Infatti la pace può essere divisa ancora in assenza di violenza personale e assenza di violenza strutturale, ovvero assenza di ingiustizie sociali, disuguaglianze e fame, libertà e sovrappopolazione. Il raggiungimento di questa però è utopico, ovvero risulta sfuggente, possiamo prendere in considerazione quella che è l'attuale situazione in Iran, dove donne come Masha Amin e Hadis Najafi, sono diventate simbolo delle proteste contro il velo e vittime di una società patriarcale che le condanna per delle scelte che dovrebbero essere libere. Ma situazioni simili si verificano anche in Occidente, come ad esempio in America dove già da due anni, dopo l'uccisione di George Floyd, attraverso il motto “black lives matter" si denuncia il razzismo. Tuttavia, per alcuni filosofi, tra cui Kant, non avrebbe senso una vita fatta di pace, dove però non vengono rispettati valori altrettanto importanti, come quello della libertà, ed ecco perché sono sorte guerre come quelle d’indipendenza in Italia, dove si fa guerra per la collettività e dove ci si sacrifica per l'amore della patria. Dal concetto di pace infatti,si estrapola quello di pacifismo, il quale scopo è portare, come dice Kant, alla pace perpetua, ovvero una pace per la quale si compiono sacrifici e sforzi affinché sia raggiunta. Ci 3 esempi di pacifismo

• illuminista: che si oppone al dispotismo

•POSTIVISTICO: crede nel progresso solo quando si verifica industrialimso

•socialismo: la pace si ottiene solo con fine società capitalista

"La guerra non può essere considerata, anche nella concezione più catastrofica della storia, se non un mezzo per raggiungere un certo ideale, non come un ideale degno di essere di per se stesso perseguito", queste sono le parole di Bobbio che esplicitano questo suo pensiero: alla fine guerra non rappresenta la fine di qualcosa, ma l’inizio del raggiungimento di un obiettivo.

La presenza di pensieri contrastanti tra popoli è necessaria, ma questa non deve sfociare in guerre, per questo è impossibile non fare riferimento alle guerre vissute dalla nostra nazione, come quelle mondiali, che presentano come caratteristica peculiare quella della distruzione e che hanno portato alla nascita della figura del milite ignoto, ovvero di quell'uomo generico che muore per una guerra che non ha voluto. Tutti diventano vittime di un qualcosa che è stato deciso da un potere superiore, anche se questo ideale non è condiviso. Ecco perché è come se esistessero due diverse vittime: quella attiva che viene sconfitta in guerra e quella passiva che non ha deciso la sua sorte ma è costretta ad affrontarla.>>

Gli alunni della V A

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